lunedì 17 settembre 2012

IL SACRIFICIO DI IFIGENIA

A questo punto i dottori ci comunicarono che la nostra detenzione sarebbe terminata l'indomani; infatti, avendo verificato che la prima seduta di chemio era filata liscia come l'olio non avevamo più motivo di vegetare sul letto di un ospedale.
Saremmo stati a casa per poi presentarci ogni 15 giorni al reparto di Day Hospital a fare le chemio.

Ad ogni modo l'avventura a livello chirurgico non era ancora terminata in quanto, ci dissero che le vene della ragazza non si prestavano all'iniezione della chemioterapia per mezzo del semplice agocannula; e di certo non potevano mandarla in giro con un mazzetto di campanelli in plastica che fuoriuscivano dal collo!
La soluzione si chiamava porter ossia un catetere venoso in titanio da infilare sotto pelle e  da dove poter iniettare le cure.
Fu così che ci consigliarono di andare in un notissimo policlinico di Roma, presso un bravissimo Dottore, forse il migliore a livello internazionale, proprio a voler tutelare una paziente dalle venuzze timide e fragili!

E' questo il passo della nostra vita che assomiglia alla situazione descritta nel mito di Ifigenia in Aulide.
La ragazza, accompagnata dai genitori fu portata in un grande ospedale di Roma, poco prima di entrare lei cominciò a rarefare i suoi passettini sempre più piccoli, tanto che pensò <se continuassi a dividere i miei passettini secondo il paradosso di achille e la tartaruga potrei stare qui all'infinito e non raggiungere mai la porta >..
La realtà dimostrò che Zenone qualche "meno" o qualche "per" tra i calcoli l'aveva perso perchè poretti a noi raggiungemmo la porta !!!

Una volta giunti al reparto di oncologia ci venne a recuperare un infermiere molto molto gentile e premuroso che si occupò della fase di spiegazione dell'intervento e tranquillizzazione della paziente; fu così carino da mostrarci il marchingegno - "archibugio" in titanio che le avrebbero infilato sotto lo sterno.


Più o meno l'uomo raffigura il risultato
ottenuto sulla ragazza. 
      





Vista la disponibilità dell'uomo la ragazza disse < tutto interessante davvero veramente ...ma  per favore potete drogarmi così sono più tranquilla?>
Lui aggrottando la fronte perplesso chiese < che intendi per droga?? >
E lei < un pochinino di Lexot** giusto per non insultare il chirurgo se vado su di giri>.
Lui annuì e espresse il desiderio.
Ci disse di stare tranquilli perchè dal momento in cui il chirurgo fosse entrato entrato, tutto agghindato di verde, trafelato e mascherato alla Batman, al momento del termine dell'intervento sarebbero passati 20 minuti circa.
La realtà dimostrò ancora una volta che la teoria è parecchio bella ma è sbugiardata spesso dalla pratica !
il Chirurgo arrivò con due allievi e illustrò in inglese tutto il procedimento, commentando anche sarcasticamente le vene della paziente, che aspettava come la piccola Ifigenia di essere giustiziata!
Invece dell'altare sacro tutto addobbato di bianco c'era il lettino con le lenzuola candide e invece degli eroi valorosi come Achille ad assistere c'erano due ragazzi che chissà quanti esami avevano bocciato!
L'operazione durò un'ora e 40 minuti perchè il bel tubicino incontrava i linfonodi e veniva deviato da questi sù per la giugulare invece che giù per la vena cava.
Alla fine tenta di qua, tenta di là il bel cateterino riuscì a scendere nella vena cava per 15 cm e tutti fummo più felici.
Oltre a tutto il procedimento dell'operazione la ragazza ebbe modo di imparare anche un sacco di nozioni sulla filmografia giapponese perchè il chirurgo era un esperto dell'argomento e voleva coinvolgerci con episodi e racconti di film che aveva visto...
sinceramente non mai ho capito l'inerenza tra un catetere e una saga giapponese...
tuttavia lui era un santone dei cateteri e noi da pagani non possiamo dire nulla!!!!!    

Nessun commento:

Posta un commento